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capitolo xiii. 291


darmi cattolici della Francia, io sono la provvidenza luterana; qui in Russia posso schermirmi da tutti e due proclamandomi provvidenza greco-scismatica: andate al diavolo voi e chi vi manda. — Ma poi, avendo levato gli occhi al cielo, pensò ch’egli era spigionato per tutti; onde per non attizzare scandali, mandando all’aria per sempre casotto e burattini, si adattò a seguitarli.

Appena giunta a Colonia, la città dei re magi, la provvidenza mandò pei due imperatori, uno già nato e l’altro che stava per uscire dall’uovo, e disse loro con voce annuvolata:

— Signori miei, a che giuoco giochiamo? O che questo lavoro non ha da smettere mai? Voi vedete che moglie di due mariti io non posso essere: la poliandria si considera peccato così in cielo come in terra; e poi l’ha da finire questa storia di mettere sopra le mie spalle tutte le vostre infamie, le truci ambizioni, le maledizioni dell’umanità, i diluvi di sangue che fate spargere voi altri.

I due imperatori, l’uno fatto e l’altro che stava per rompere il guscio, ad una voce risposero:

— Dà retta, divina provvidenza, a noi veramente non importa nulla che tu stia con l’uno o con l’altro ed anco con veruno dei due; noi ci provvediamo dai noi stessi formandoci i battaglioni più grossi; e’ sono i popoli che non ti vogliono licenziare, sicchè a noi tocca legare l’asino dove vuole