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278 | il secolo che muore |
accendesse nei cuori di Yanni e di Katinka la prima favilla di astio, la crescesse la paura che Eponina rimpatriasse, peggio poi che si restituisse coi suoi e così li licenziasse; che se anche, conservandoli al proprio servizio, dovesse cessare il quotidiano saccheggio da loro esercitato sopra le cose della padrona, non sarebbe stato meno grave lo stroppio.
Yanni e Katinka, ormai legati coi vincoli del santo matrimonio, passavano la più parte della notte in letto supini ad abbacare se anche a loro convenisse tornarsene a casa: veramente i baci gelidi dell’aria natia capaci a incancrenire il naso degli abitanti, non li allettavano; braccia tese di amanti congiunti verso loro, da cotesto parti non vedevano, o se le vedevano erano per votare tasche e per rubare valigie. In tutte le parti del mondo spesso, in Russia sempre, padri, madri e parenti in linea discendente o trasversale, sino alla quarta, o alla quinta generazione, per pigliare darebbero il cuore.
— Tu sai, cara mia... diceva il marito.
— Tu sai, diletto mio... rispondeva la moglie.
E qui si abbracciavano stretti e ad una voce finivano: ... che da vivere noi non abbiamo.
E nei geniali ragionamenti continuando, toccavano della poca capacità loro e più della niuna volontà che avevano di lavorare.
— Quando ci vada in poppa, ci toccherà un ben-