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266 | il secolo che muore |
— Peggio che mai; sarebbe un pigliare il male per medicina. O non vi giunse all’orecchio che giusto a pià delle Alpi seppero da un pezzo in qua instituire i semenzai più copiosi di fiori e di amori?
— Ma dunque il clima nulla può sul sangue?
— Sul sangue sì, ma sopra la passione no. E poi, venite qua, principe, e siamo di buon conto; voi che fate professione di uomo religioso, potete insegnarmi come il peccato non istia solo nell’atto, bensì ancora nel pensiero; qui il nostro Redentore parla chiaro; nè avvocati, nè preti varranno a storcere il senso delle sue parole: «Chiunque riguarda una donna per appetirla già ha commesso adulterio con lei nel suo cuore».
— L’Apostolo si è spiegato male; tutti gli altri vangeli danno ad intendere trattarsi di donna moglie ad altri; ma voi siete libera.
— Certo sì, ma siete voi, principe, che avete moglie.
— Sì, ma un cancro di minuto in minuto me ne mangia un pezzo. I medici l’hanno sfidata; se tira innanzi un mese sarà un miracolo.
— E perciò appunto voi dovete temere di commettere, più che peccato, sacrilegio, sottraendo adesso un atomo, un filo, un fiato del vostro amore a cotssta sventurata. Nel passo tremendo a cui si avvicina, ella abbisogna sentirsi sostenuta da tutto l’affetto del suo consorte; sarebbe carità fiorita