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capitolo xiii. | 263 |
contorno del sembiante, rotondo il mento, tondi gli occhi sporgenti in fuori; anco il naso foggiato a mezzo cerchio rivolto in su, in atto di pilota che sul cassero della galera mira le stelle per ispeculare il cammino.
Non solo donne gioconde, bensì uomini sodi, a contemplare cotesto cristiano, concio a cotesto modo, avrebbero rotto in risate; non già Eponina, esperta che nelle grandi passioni tutto ciò che spetta al fisico come al morale può riuscire o stupendo, o terribile, o pietoso, — ridicolo mai: e però pensando quanta violenza di fato doveva avere condotto costui al fiero passo, ne trasse argomento di spaventarsi, onde levatasi e scansatasi alquanto, con mite suono di voce favellò:
— Signor principe, che fate mai?
— Che faccio? — questi rispose senza muoversi: — io prego.
— O che a sorte mi avreste voi scambiato con la Panagia?1
— Non vi ho scambiato: siete; però, Eponina, non mi sturbate, vi prego, lasciatemi pregare.
Ma non durò un pezzo in quella corrente d’idee, che, all’improvviso sorgendo, afferra la sedia dove poc’anzi Eponina sedeva, e branditala a guisa di spada parve che attendesse con quella a scacciare
- ↑ Madonna, così in greco come in russo: tutta santa.