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martello che qualchedano gli portasse via Eponina quando meno se l’aspettava. Certo egli aveva combattuto aspre battaglie per vincere la passione, ma la passione aveva vinto lui, come accade sempre in questa maniera di duelli, imperciocchè l’appassionato picchiando forte la passione ha paura di farsi male. Il suo rimedio per vincere ci sarebbe benissimo, e consiste in pane, acqua e legnate: i santi dicono che lo adoperassero con frutto; io l’ho veduto usare con gli asini, sostituendo paglia al pane, e attesto che fece loro la mano di Dio; ma i principi (rammentiamoci che il Platow era principe) con le mani proprie non pigliano questa medicina, ed altri non si attenta a ministrarla loro. Tuttavia bisogna confessare che egli quanto potè contrastò di forza, ma sì, avvenne al povero principe quello che suole accadere annualmente alla sua Neva natìa in primavera: veruno di quanti vedono la sua superficie gelata si accorge che l’acqua corrente per di sotto assottiglia più e più sempre la crosta, finchè di un tratto il ghiaccio si rompe, e i suoi frammenti mescolati con l’acqua corrono insieme rapidissimi al mare.

Dall’ammirazione il principe passò alla venerazione, dalla venerazione all’adorazione, insomma per tutto il crescendo della sinfonia del diavolo; però, strano a dirsi, avendo egli affidato a diversi sentimenti del suo corpo la incumbenza di palesare