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252 | il secolo che muore |
censura, di lode da non sapere proprio più dove darsi di capo: dentro di se pensava: «Costei, per certo, ha da essere il diavolo in gonnella!»
Eponina, tutta avvampata in viso, guardando fiso negli occhi Ludovico, proruppe:
— E tu, povera creatura, che sei venuto a fare nella mia vita? Anche tu fossi stato un astro, dovevi aggirarti fuori della mia orbita, e solo ricambiarmi da lontano un saluto di luce, senza mai desiderare d’incontrarmi. Non avevi letto di Delia, che, innamoratasi del sole, perse la vista a contemplarlo? Ti ricordi di Semele che, presumendo guardare faccia a faccia Giove nella sua onnipotenza, rimase ridotta in cenere? — Il genio pari allo incendio dove passa brucia. Noi siamo anime sventurate, ma gloriose; a noi non fu concesso rendere felici noi ed altrui; il nostro compito sta nel fare noi ed altrui famosi. Anime battezzate col nafta, destinate a vivere la vita del fulmine; noi ci palesiamo in cielo e in terra con un geroglifico di fuoco, e scompariamo per sempre. Che cosa importa a noi durare poco, o molto? Tanto il secolo quanto il minuto sono attimi al cospetto della eternità: appena noi abbiamo presente, baleniamo e ci dileguiamo, e nondimanco lasciamo per tempo lunghissimo abbarbagliati i mortali di ammirazione o di odio. Voi altri poi siete ingollati dalla morte come dal boa, a singhiozzi: già da due terzi e più siete