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246 | il secolo che muore |
l’arte mia ho ricavato il modo di pagare i tuoi debiti; allorchè ti rifiutai i mille fiorini, e’ fu per mandarli a Vienna al barone ebreo tuo creditore per debiti di gioco; gli altri danari rimisi tutti in tuo nome a tua madre, perchè riscattasse i tuoi pagherò dalle mani dell’altro giudeo Zinfi. Allorquando spedii a Milano tutti i 60 mila franchi avuti in conto della mia scritta, erano pel ritiro dei biglietti falsi, per la pace della tua povera madre; e tu, ricordalo, mi percotesti, il mio volto fu da te imbrattato del sangue mio; le mie braccia portano la impronta della tua brutalità. Io non ti tengo, va’; se il tuo cammino volge a destra, il mio sarà a sinistra; cesso guidarti: non ti aspettare impedimento da me: dove mai, nello incontro della tua vita con la mia tu avessi sofferto danno, parmi avertene compensato abbastanza: se sia riuscita a emendarti dei vizi, che a quest’ora ti avrebbero avvilito, non so; so che, se tu non ti conservassi onesto, tu uccideresti la madre tua, la quale, tu lo vedi, darebbe per te, non che la vita, l’anima.
Ludovico balenava per cadere e coprendosi gli occhi si lasciò andare sopra un divano. La contessa, tratta fuori di se dalla maraviglia e dalla tenerezza, volle genuflettersi davanti Eponina, la quale a mezzo l’atto la sostenne e con robuste braccia la rilevò allora le faccie loro incontraronsi e si baciarono; l’una stretta nelle braccia dell’altra confusero il