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capitolo xii. 235


averle recato qaesto disturbo perchè era stato avvertito che i biglietti si trovavano in possesso della signora contessa, e che ella era dispostissima a stornare il negozio: «Io, proseguiva la contessa, figurati se l’ho lasciata bollire e mal cuocere; però sull’atto gli ho dato i biglietti, e il cassiere mi ha restituito i tuoi pagherò dopo avermi fatto giurare per me e per te, sul nostro onore, il più assoluto silenzio sopra questa operazione, per non pregiudicare il credito della banca Boncompagni e C, e peggio il credito della banca a danno della quale erano stati falsificati i biglietti; promessa che di leggieri feci per me e per te, ed alla quale noi non mancheremo di certo. I tuoi pagherò, a scanso di fastidi, ho gittati sul fuoco. Adesso come piace a Dio non ci è più debiti in casa, non ci sta più sul collo il pericolo di vedere gettato ai cani quel po’ di bene che ci resta. La cugina duchessa avere ricevuto consolazione da non potersi dire, dalle notizie che mano a mano le partecipava sul conto tuo; ti mette al quarto cielo, e se potesse ti metterebbe più in su: a tutti di te tiene proposito: ti tuffa pel ciuffo nelle lodi; e tanto si è data e si dà d’intorno, che ha persuaso il preclaro marchese di Cavedoni a consentire le nozze della sua figliuola Sofonisba con te: anzi l’altra sera ha parlato aperto, che se questo matrimonio si può fare, egli ti dà la sua figliuola non con una mano, ma con due. La