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capitolo xii. 231


tolta via ogni traccia della ignobile baruffa, si ricondusse pacata nella sala, dove confessò con acconce parole che bisticciandosi col marito avesse prorotto in parole strambe, di cui egli non a torto si era reputato offeso; donde il chiasso e lo schiaffo, che il marito avrebbe potuto in ogni caso risparmiarsi, il quale percotendo il naso era stato cagione del sangue sparso. Tafferugli che sarebbe bene non avvenissero mai fra marito e moglie, ma con tutta la buona volontà del mondo non sempre si possono evitare.

D’altronde simili casi non avrebbero dovuto partorire maraviglia presso i russi, i quali, se la fama porge il vero, sogliono provare la propria affezione alle dilette mogli con qualche solenne carpiccio di bastonate; e le mogli, per quanto se ne sente dire, se a troppa distanza ricevono queste dimostrazioni di amore, si arrapinano.

— Voi dunque, interrogò tutto abbonito il magistrato, veramente siete marito e moglie?

— Voi dunque ne dubitereste?

— Il mio ufficio non è dubitare, bensì verificare; per tanto vi compiacereste somministrarmene la prova?

— Sull’atto; ed Eponina, tornata in camera, ne usci dopo pochi momenti col passaporto della legazione italiana a Vienna, il quale avendo esaminato il commissario, lo rese dicendo: