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24 | il secolo che muore |
Il cuore che non sente più il dolore, è pari alla sorgente inaridita. Da questa sensibilità squisita scaturiscono le immagini, le fantasie e i pensieri; malavvisati! non desiderate che cessi; sarebbe lo stesso che spegnere la candela, voi rimarreste al buio. Il pittore manda dal droghiere per la varia ragione delle tinte, che stempera poi sopra la sua tavolozza, ma lo scrittore ci stempera sempre la propria anima, comecchè ella abbia a somministrargli i moltiplici colori per dipingere la sua opera. Gl’impedirete che ei si sfoghi? Gl’imporrete che egli, come il barbiere di Mida, scavi una fossa e ci confidi il segreto che il re Mida ha gli orecchi di asino? Imbestino nei volgari diletti i suoi nemici la vita; di tristo padrone durino schiavi peggiori; levando il muso insanguinato dalla carcassa dello Stato, mostrino i denti, sieno quanto vogliono adesso codardi, persecutori, astiosi e ignoranti, ma sentano che noi possiamo inchiodare i loro nomi in cima al patibolo. Noi vogliamo che i figliuoli si abbiano a vergognare dei loro padri: altre volte i fiorentini per causa meno dura cambiarono di casato. Il nostro Dio non ci consentiva altre frecce che quelle con la punta d’infamia; e noi ne saettiamo i nostri nemici: la vendetta del poeta è la provvidenza di Dio sopra questa terra.
Il solo diletto non ha offerto mai scopo degno agli scrittori; la natura ed i maestri insegnano loro