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capitolo xii. | 221 |
Ludovico senti darsi nuova trafìtta nel cuore, e, senza attendere che Eponina aggiungesse altre parole, tutto arruffato andò via sbuffando.
Veruno usuraio sentì mai pungersi dall’aculeo della cupidità di accumulare danari come adesso Eponina, onde deliberò aprirsene con certo principe russo, conosciuto da lei per lo passato a Milano, il quale pareva averle posto straordinario affetto, e veramente era così: — questi, o acconsentisse al vero, o per zelo dei pregiudizi della Corte e della nobilea, la dissuase da dare lezioni a pago; stesse al suo posto; non le mancherebbero inviti di prendere parte ad accademie in casa dei magnati. S. M. la imperatrice la chiamerebbe ai concerti di palazzo, e la munificenza russa non patire che chi la letizia con le sue virtù, si allontani senza segno notabile del proprio gradimento. Eponina si attenne a cotesto consiglio. Ora il conte Ludovico talvolta fa invitato insieme ad Eponina, e più spesso no, o per inavvertenza, o perchè lo considerassero appendice inutile della giovane artista; un gambo di fiore; ed anche ciò era trafitta al suo cuore vano. Nè quando accompagnava Eponina soleva gioire di più, che senza glielo dicessero, gli facevano comprendere la sua essere la parte dell’ombrello che, entrati noi portone, si chiude e mettesi da parte per ripigliarlo poi quando si esce di casa. La sua vita, a canto a quella di Eponina, ignudo com’era d’in-