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— È la solita storia; il pranzo squisito al condannato quando lo mettono in cappella.

— Cara Eponina mia, senti, tu mi hai a fare un piacere, e non mi dire di no: stasera sono invitato al Club della Neva, ed ho promesso di trovarmici; tu sai che lo frequentano principi e boiardi, insomma gente che va per la maggiore: colà si giuoca alla grossa, ed io non vorrei scomparire.... forse potrei rifarmi dei tanti che ho perduto: — oh! che la disdetta non deva cessare mai?

Appena l’alba spunta le tiene dietro l’aurora, dopo l’aurora corre il sole; così del pari il crepuscolo non si ferma un istante: di vermiglio, paonazzo e poi nero d’inferno. Nella medesima guisa l’anima dell’uomo si affretta a salire, o a scendere; le buone qualità sopra i naturali viziati si posano meno dei colombi su la cuspide dei campanili. Ludovico di pudibondo eccolo in breve diventato impudente ed impronto, e spera riuscire nello intento, avendo saputo la vendita fatta da Eponina dei diamanti donatile dall’imperatrice. Ora la giovane rispose con la sua voce soave alla domanda molesta:

— Vico mio, con tutto il cuore se potessi: ma vedi, ho spedito fuori tutto il denaro: mille fiorini mandai in tuo nome a Vienna per pagare il debito di gioco che tu ci lasciasti con l’ebreo Kircher.....