Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore II.djvu/216

218 il secolo che muore


sioni, e mi ha lasciata in asso; ond’io prego Dio con tutto il fervore dell’anima affinchè comandi alla fortuna di proseguirti propizia, per liberarci dalle branche del demonio... voleva dire dell’usuraio ebreo. Dicano quanto sanno i Salomoni della scienza, per me perfidio a sostenere che i giudei entrarono nella vera terra promessa allora soltanto che furono abolite le leggi sopra l’usura. Adesso noi dobbiamo 50 mila franchi di capitale allo Zinfi; 10 mila alla duchessa; e rimangono fuori gli 80 mila dei pagherò nelle mani di quel furfante matricolato dell’Onesti, di contro ai quali stanno i pagherò falsi, che egli ti diede. Speriamo da questo lato non sia per venirci danno; però ne dubito: quante volte ci penso mi trema il cuore come una foglia. Dunque il debito ora somma a franchi 62 mila, più i maledetti interessi, che non dormono mai giorno, nè notte, e mangiano sempre; altri debiti non ci avrebbero ad essere; almeno io non ne ho, e così spero sarà di te. Dunque lavora, guadagna ed attendi a fare di ogni pruno siepe, seppure non vuoi rimanerti pulito come il palmo della mano. Alla buona duchessa nostra cugina, udendo e vedendo che tu ti sei dato al buono, sono venute le lacrime agli occhi; povera donna, ella ti vuole proprio bene! Mi ha raccomandato più volte che io ti scriva: — tu cerchi ad aiutarti quanto puoi, ella attendere notte e giorno a trovar modo di levarti di pena;