Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore II.djvu/210

212 il secolo che muore


odio impotente, e le disprezzo: odiate e tremate: intanto procurate osservare la promessa e portatemi a far vedere cristalli di primissima qualità.

— Viva tranquilla... glielo aveva detto ancora io che era cosa della massima importanza; chi non se ne intende non li distinguerà nè manco scoperti, i periti non li potranno conoscere sotto i rabeschi delle trine di Malines...

— Ai ventimila franchi ne aggiungerete duemila che terrò in pegno della esecuzione dell’obbligo vostro.

— Pare, cara signora, che lei non si fidi?

— Eh! non pare, è.

— Fidati fu un galantuomo, e non ti fidare galantuomo più di lui; peccato che non sia mia figliuola! Scusi, di che paese è vostra signoria?

— D’Italia.

— Per vita mia, me ne era accorto.

— Pur troppo; noi vi pratichiamo in Italia assai più che non si dovrebbe, e però riteniamo del fare vostro più che non si vorrebbe; nè a vero dire gli ebrei sieno banchieri o mercanti, noi sperimentiamo peggiori.

— O chi reputate i peggiori?

— Gli ebrei politici, ma non solo in Italia, bensì credo anche nella Russia, massime in Polonia.

— Finiamo il nostro affare.

— Finiamolo.