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credo ancora io. I tedeschi si vantano dirittamente popolo per arti, scienze e lettere a moltissimi primo, secondo a veruno; ma per sentire il bello, quanto a me, pongo innanzi a lui il russo. Di vero il tedesco armato di compasso e di scalpello procede al calcolo ed alla notomia dei suoni, dei colori, dei disegni e degli affetti: per lui vuoisi conseguire l’estro e la ispirazione per via di regole matematiche; quindi accade sovente ai tedeschi che, mentre essi credono aliare pel cielo della poesia, danno senza accorgersene un tuffo nella metafìsica. Quando il poeta tedesco cava la materia dei canti dai concetti usciti dal cuore del popolo commosso, allora ritrae cose piene di palpito umano; se diversamente lo desume della propria fantasia, egli crea un fantasma corruscante di tutti i colori dell’iride, ma nebbia pur sempre. Ne vuoi la riprova? Piglia ad esempio i due Fausti di Goethe; la leggenda popolare gli porse il primo; però tu qui vedi, senti e ti addolori: il secondo è una splendidissima emicrania poetica: un brulichio irrequieto di atomi luminosi traverso i raggi del sole, nù più ne meno della musica del Meyerbeer. Metti eziandio il Goetz di Berlichingen a confronto col Tasso, e ti verrà confermata la esperienza. L’arte non crea, l’arte abbellisce; la creazione è lampo di Dio ripercosso dall’intelletto umano. Non fate pagare gabella alla ispirazione, non la frugate, non vi confondete a