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capitolo xii. | 197 |
— Ma ora cho ci penso su, riprese Eponina, mi sembra che sarà opportuno per mille ragioni rinnovare alla legazione italiana il nostro passaporto in nome di ambedue, dandoci la qualità di marito e moglie
— Io veramente non ci vedrei questa necessità, perchè tu sai che su tale proposito il mio partito è preso.
— Non dubitare, Ludovico... in ciò ci troviamo d’accordo più che non credi... lo faccio nel tuo stesso interesse... perchè comprenderai come il titolo di marito onesti la compagnia che tu mi tieni... e a me il titolo di moglie agevolerà lo accesso nelle famiglie. Lo sai? La nostra società beve grosso sull’essere, per rifarsi sul parere. Ancora, noi andiamo in paese di gente vana della sua nobilea, quindi il titolo di contessa mi servirà di salvocondotto presso di loro. Però rimane inteso e stabilito fra noi che noi non siamo, nè saremo mai marito e moglie.
Proprio sul punto di mettere il piè sul limitare per partire, Eponina stringe pel braccio Ludovico, e tiratolo indietro lo fissa negli occhi e gli domanda:
— Lodovico, non celare niente alla tua amica, lasci verun debito a Vienna?
— Io? E che debiti ho da avere? rispose Ludovico facendosi rosso fino alla radice dei capelli.