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194 | il secolo che muore |
e teco scenda in locanda, ti si assida a mensa e ti rincalzi a letto.
— E dove, Eponina mia, ti parrebbe che noi avessimo a condurci? con mal celata ansietà domandava Lodovico.
— Io ci lio pensato su, e giudico che sarà il meglio metterci addirittura in cammino per Pietroburgo.
— A Pietroburgo? Misericordia! E con quale viatico ci metteremo in cammino?
— Di questo non ti dare pensiero, Ludovico, ci provvederò io.
— E a Pietroburgo come faremo a camparci?
— Non te ne dare pensiero, provveder© io dando lezioni di cauto e di suono.
— Ma come ti auguri formarti da un punto all’altro la clientela? Non conosciamo il paese, non conosciamo la lingua.
— Chi ti ha detto che io non conosco la lingua russa? Io la parlo e la scrivo.
— E dove tu l’hai appresa, burlona?
— Io l’ho appresa qui nelle serate che mi lasciavi sola; sul primo mi metteva paura, ma poi l’ho rinvenuta alla prova facile a ritenersi, quanto soave a favellarsi; che vuoi tu che io ti dica? La tedesca mi è riuscita due cotanti più dura.
E queste furono trafitte all’orgoglio di Ludovico, il quale rispose: