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capitolo x. | 21 |
nità, ma più spesso parve che le furie vi agitassero le loro fiaccole: un dì premeva che sopra la bandiera degli antesignani si leggesse: Odio, Forza; oggi deve portare lo scritto: Amore, Scienza. Riposiamo, riposiamo: è dolce il sonno sopra l’avello, che chiude la tirannide sacerdotale; giova addormentarci sotto l’arbore glorioso di cui le fronde ventilate pare che mormorino: — Salute all’Italia redenta dal pensiero e dal sangue dei suoi figliuoli!
— E ora, via, torni al soggetto, mi ammonisce un lettore.
— Torniamoci pure, rispondo io.
— E tanto più presto ci torni, soggiùnge egli, inquantochè a lei non mancarono i buoni consigli fino dalla gioventù sua prima1.
— Ella ha ragione da vendere, ma ormai il vizio mi si è fìtto nelle ossa, e rinfacciarmelo adesso che sono vecchio non mi pare discrezione. I vecchi nestoreggiano, mio caro signore, ed ella sa che essi acquistano in lingua, quanto persero in denti.
— Certo non si può negare, il vizio da lei fu sempre confessato, ma senza attrizione, nèe contrizione, imperciocchè tornasse sempre a fare peggio di prima: pensi, che se è suo il peccato, la penitenza è nostra, e si ravveda una volta.
- ↑ V. Antologia del 1827, art. del Tommaseo.