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186 | il secolo che muore |
diede di gambetto facendole battere uno sconcio stramazzone per terra. La superbia perfidiò un pezzo a non volersi confessare per vinta, ma quantunque continuasse la lotta, il di sopra alla necessità non potè ripigliarlo più mai. Non possedendo modo di procurarci i consueti svaghi della vita gioconda, ne conoscendone altri, o se li conosceva non allietandosene, tirava giù sbadigli a canto fermo; però le antiche consuetudini invece di attutirsi per lo scarso alimento, riarsero.
Di tanto essendosi accorta Eponina, generosa e innamorata, ci portò rimedio peggiore del male, perchè prese a buttargli là i danari con la pala, e per quanto gli desse non le pareva avergli dato abbastanza.
E’ ci hanno amori che girano attorno con la bisaccia, ed io ne conosco parecchi, ma cotesti sono amori da strapazzo, generati da un frate cercatore e da Venere pandemia sul termine di una via; quello di Eponina era degli amori che, dal turcasso in fuori, procedono ignudi; quindi dove riporre i danari non sanno. Ora, leva e non metti, ogni gran monte scema, ne era gran monte quello di Eponina; mise fondo a tutto il danaro; ed ormai non le avanzava se non parte dei gioielli, doni dei parenti, o degli amici.
Intanto le avvenne di sapere quello che tanto desiderava e rifuggiva ad un punto conoscere, voglio