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capitolo xii. 185


finchè la forza che le spinse in alto dura, vanno in su, ma poi ricascano sul capo all’arciere che le saettò.

Aggiungi altresì che ad Isabella davano pensiero anche gli altri figliuoli: ella non avrebbe saputo dire per lo appunto in che l’affliggessero, e non pertanto sentiva una oppressione foriera di calamità; stringendoli al seno le pareva che i palpiti del cuor loro non corrispondessero a quelli del suo; i loro occhi ormai non sostenevano più il lampeggiare delle pupille materne; o col tenere le palpebre abbassate, ovvero torcendole altrove, essi le difendevano dal raggio materno, a mo’ che gli infermi di oftalmia le riparano dai raggi solari. Inoltre, dove si fosse ridotta la figliuola la signora Isabella non sapeva, e se, come si buccinava, a. Vienna, prima le voci della guerra vicina, e poi la guerra dichiarata l’avevano distolta da imprendere un viaggio forse inutile e certamente pericoloso.

Intanto le cose non erano state ferme fra Eponina e Ludovico; mutabile il cielo, che ci pende sul capo, ma quello dello amore mutabilissimo. Ogni volta più rade venivano a Ludovico le notizie da casa, e con le notizie più scarsi gli invii di danari. I danari recapitatigli per via del locandiere non rese ad Eponina come avrebbe desiderato: anzi, mentre stabiliva fermamente non accettarne più da lei, la necessità rise, ed entrata furtiva in casa la superbia, le