Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore II.djvu/182

184 il secolo che muore


mezzi gli oggetti circostanti; anco negli orecchi gli parve molestarlo un perpetuo tintinnio; gli si mise addosso una febbriciattola sottile come la pioggerella, che inganna il villano e lo infradicia fino all’osso. Però Isabella in tale stato non lo poteva lasciare. E quanto ad Arria non ci era da farne caso, ingolfata ogni di più nel mare magno della beghineria: quantunque ella vivesse in questo mondo, e qui dovesse avere gli affetti come aveva i bisogni, ella mandava tutto nell’altro: a modo di chi recapita le sue masserizie fuori di casa quando è in procinto di mutarla. Comunque giovanissima, ella aveva ridotto l’anima a carta pecora dove l’apatia andava scrivendo: «Che cosa importa affaticarci? A che giovano i pianti? Gli omei a che? Tanto non può cadere un capello senza il permesso di Dio! Tutto sta nelle mani della Provvidenza.» Ma non è così, neanche per gli iniqui che lo danno ad intendere. Perchè allora, a che andate amplificando la virtù della preghiera? Orazioni e preci che ritraggono troppo l’amore terreno, onde possano arrivare fino al cielo. Piglia un libro di preghiere e sincerati da te, se sostituendo al nome di Gesù quello dello innamorato, la tua figliuola non trova una bellissima lettera erotica uscita dalla fucina allora, da consegnarsi alla pollastriera perchè la porti; simili preghiere temperate al fuoco dell’amor terreno paiono frecce scoccate contro il cielo: