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fossero con le proprie mani resa giustizia1, la misericordia di Dio li avrebbe nascosti sotto un mucchio di pruni per sottrarli agli oltraggi delle bestie e degli uomini; adesso non sono più in tempo; se s’impiccassero sciuperebbero la corda, svergognerebbero la forca.

Dopo la proroga dello armistizio, ecco giungere il terzo telegramma; gli è sempre il capitano La Marmora che lo manda, e comanda perentoriamente al Garibaldi vada a farsi curare la scalmana di volere guadagnare la Italia per virtù di armi; dentro ventiquattro ore sgombri tutte le terre del Tirolo, e non istia a ripetere, perchè egli La Marmora, che di sgomberi se ne intende, in metà di questo tempo si fa forte di sgomberare tutta Italia, e Biella.

Al ricevimento di cotesto annunzio che mai pensò il Garibaldi? Chi lo sa? Chi poteva saperlo se egli non ce lo svelava? Ed egli ce lo svelò pur troppo, e in due maniere; co’ labbri amari disse: benissimo! con gli occhi tristi versò due lacrime! Chiunque consideri un uomo qual è il Garibaldi, ridotto a piangere dagli uomini della monarchia, e lo schianto del cuore che strappò coteste lacrime al ciglio dell’eroe, preso da infinito disgusto per tutto e

  1. Il Castlereagh fu ministro d’Inghilterra ai tempi felici della Santa Alleanza: rimorso dalla coscienza, si tagliò la gola. Il Byron scrisse per questa morte: «Non lamentate il fato di costui; non trovando più da tagliare le gole degli altri, egli si è tagliato la sua.»