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capitolo xi. | 171 |
Non più prodezza degli altri mostrò il figliuolo del Garibaldi, Menotti, ma le sue mosse riuscirono più vantaggiose delle altre, inperciocchè marciando a passo di carica col suo reggimento in linea parallela al nemico, che veniva in giù, mentre egli andava in su, gli venne fatto di rioccupare tutta la sinistra della valle dei Conzei, abbandonata prima; anche il primo battaglione dei bersaglieri si procacciò lode immortale salendo di abbrivo il monte di faccia a Bezzecca e rinettandolo dagli austriaci. I nemici non si ritirarono, bensì ruzzolarono dal monte fino alla valle.
Ricciotti Garibaldi, giovane tra gli audacissimi audace, impugnata una bandiera del reggimento del suo fratello Menotti, si avventa contro Bezzecca; gli fanno spalla il Canzio cognato, di quel valore che tutto il mondo sa, e il Damiani gentil sangue siciliano, che tra modesto e prode non sai quale ei sia più; gli altri dietro con irresistibile impeto.
Il tenente Fandibuoni, che sbirciava come andavano le cose dal buco della chiave di una casa dov’era tornato ad appollaiarsi, saltò fuori urlando; lo salutarono i nostri come un redento per miracolo: stette a un pelo che non lo portassero in trionfo; il Canzio gli ordinò pigliasse seco gente per esplorare se intorno giacessero feriti, e li sovvenisse. Andò il nostro glorioso tenente, nè molto si dilungava, che rinvenne il mucchio dei tirolesi e di