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168 | il secolo che muore |
nasconde meglio sotto i due uccisi, e Curio ripiglia la sembianza di morto.
Curio e Filippo passarono un’ora di passione da disgradarne la più dolorosa che patì Maria a pie’ della croce dove pendeva il suo figliuolo, imperciocchè, oltre le ferite del corpo, si sentissero l’anima trafitta nel presagio della battaglia perduta.
Ma la battaglia non era stata niente affatto per duta; all’opposto fu riguadagnata, ed ecco come. Dovete sapere come il generale Garibaldi, respinto da Bezzecca, non si potesse dar pace di aversi a riparare in Tiarno. Sostenuto sempre sopra le braccia dei suoi, scese di carrozza e si pose a sedere sopra una ruota di carretto da cannone in sembianza di uomo il quale volga in mente un pensiero unico, la morte. In silenzio lo circondano i suoi aiutanti, non meno di lui compresi di amarezza e di dolore. Al maggiore Dogliotti, il quale in cotesta impresa davvero fu l’Aiace, non sofferse l’animo accomodarsi alla fortuna del giorno:
Né di fato gli cal, nè di fortuna |
epperò tra reverente ed audace accostatosi al Generale, in questa sentenza gli favellò:
— La disciplina vieta che io non chiesto metta fuori consigli; ma tanto è, io non posso astenermi di farvi osservare, signor Generale, come cotesto non sia il vostro posto.