Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore II.djvu/163


capitolo xi. 165


Passò un’ora forse che Curio se ne stava chiotto sbirciando del continuo, quando scoperse da lunge Filippo con un laveggio in mano, ch’egli giudicò avesse raccapezzato in qualche parte ed empito poi di acqua alla fontana; costui se ne veniva lemme lemme con la barba sopra la spalla, sempre in ordine di difesa, quando ecco di un tratto salta su un sergente tirolese, uscito forse dalle peste anch’egli in cerca di acqua per bere, e gli sbarra il cammino, e lo minaccia. Primo moto di Filippo fu scaraventare il laveggio contro il tirolese; il desiderio era romperglielo nella faccia, ma la fece bassa, e riuscì a coglierlo solo nello stomaco, e non parve piccola pòsola però, che costui pigliasse a strabuzzare gli occhi bestemmiando in chiave di soprano; però, attutito alquanto il dolore, con la sciabola levata si avventa contro Filippo, il quale non istando a gingillare si era già messo in guardia. Il sergente tirolese aveva la sembianza di un orso tagliato giù con l’ascia; col viso di mattone cotto ricinto attorno di bioccoli di capecchio: a cose quiete avrebbe mosso il riso; adesso poi infellonito e digrignante i denti metteva paura... a tutti altri però che a Filippo, il quale, sicuro, del fatto suo, per la molta perizia che aveva nell’arme volle provarlo; se non che due fendenti uno dopo l’altro sul capo e un colpo vibrato di punta alla gola, lo ammonirono che non era aria di gingillarla; Filippo