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164 | il secolo che muore |
— Ah! gemè Curio, mi è cresciuta la sete così, che mi brucia la gola; potessi avere un sorso di acqua, mi parrebbe rinascere.
— Sta’ (li buon animo, che m’ingegnerò trovartela.... senti.... senti... la battaglia dura; anzi mi sembra rinfocolata meglio di prima.
— E chi l’ha vinta? Chi ti pare che possa averla perduta? Filippo, senti, ho paura!
— Che vuoi ch’io sappia, figliuolo; ma dacchè dura vuol dire che per ora nessun vinse; sicuramente Bezzecca è cascata da capo nelle mani ai tedeschi, i quali ma’ mai si accorgessero di noi, il pezzo più grosso sarebbe l’orecchio; io vo per acqua carpone carpone, tu qui fai il morto: se mi riesce, quando torno avrai acqua e notizie, di cui pari ti tormenta la sete.
Filippo si mosse, e scorso breve tratto di cammino gli occorse per la terra lo schioppo di Curio; lo raccolse e rifacendo i passi glielo riportò e gli disse:
— Ho ritrovato il tuo schioppo, Curio, mettitelo allato....
— Perchè? non devo fare il morto?
— Certo; ma non ci è male che i morti come te siano al caso di ammazzare qualche vivo: e poi a noi altri soldati il destino parla per via di segni; avvezzati a non trascurarli mai, e a leggerli se ti riesca.