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capitolo xi. | 163 |
manipolo balena per il iscompaginarsi; il capitano con altri parecchi feriti traballano; non importa; si riannodano; i sorvegnenti incalzano; addosso da capo. I tirolesi in parte cedono, in parte no; pure tutti tentennano, ma sentendosi la baionetta nelle costole si riscotono, e scaricano quasi a brucia pelo nel mucchio dei volontari. — Mi tappo gli occhi per non vedere la strage; di nuovo feriti. Curio e Filippo caddero; Curio fuori di sentimento, Filippo in se, Fandibuoni illeso sempre agitantesi e sempre urlante.
Quando Cario tornò agli usati uffici della vita, si rinvenne adagiato sull’erba dietro una siepe poco lungi da Bezzecca: aveva ferite ambedue le gambe, e comecchè si sentisse debole, pure non provava troppo spasimo, onde subito gli balenò la speranza di avere le ossa intatte. Filippo accanto a lui, appena vide che aveva aperto gli occhi, gli sorrise e disse:
— Sta’ di buon animo, che ne caveremo fuori le cuoia; e come ti pare di sentirti?
— Rifinito di forze, pel resto non ci è male....
— Difatti, interruppe Filippo, ho riscontrato io stesso che, dalla parte carnosa in fuori, nelle tue gambe non ci è altro di offeso.
— E tu, Filippo?
— Mira un’altra palla nel braccio sinistro, la quale veramente mi dà un po’ dì fastidio, ma sarà niente; alla più trista mi rimane il braccio destro per ammazzarne degli altri....