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162 | il secolo che muore |
pesce, Filippo ammiccò degli occhi a Curio per passargli la baionetta traverso al corpo; negò Curio col capo, ma datogli un solennissimo pugno nel petto, gli stridè piuttostochè non gli favellasse:
— Vien via, poltrone, e bada a non moverti dal mio fianco, perchè se fai cenno di fuggire, quanto è vero Dio, ti ammazzo come un cane; aspetta un po’, camaccia da letame, lascia che ti imbratti del mio sangue la faccia e ti fasci, così parrà che ferito tu sia entrato qua per fasciarti, e non si scoprirà la tua vergogna.
Il capitano, armate ambedue le mani di sciabola e di rivoltella, con la voce e con lo esempio eccita cotesto manipolo di consacrati alla morte. Dopo lui Curio, Filippo e il Fandibuoni, il quale ubbriaco di paura agitavasi, ululava come uno indemoniato; tutti poi esaltavano l’estrema sorte, il grido Italia, che unanimi mandarono dal petto come saluto ultimo alla patria, e le immagini delle creature amate, che lucidissime e distinte in quel momento come un soffio passarono traverso allo spirito loro.
— Avanti! Avanti! scaricano le armi, e parecchi tirolesi ruzzolano per terra; tal sia di loro! Italiani perchè contendono contro Italiani? Potendo essere liberi, perchè combattono per la servitù?
— Avanti! Avanti!
Ma i nemici scaricano lo armi; la prima fila del