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158 | il secolo che muore |
al conte Pianciani, aiutante di cami30 dell’Haug, gli stringe la mano dicendo: Addio. A rivederci, rispose l’altro, ma, com’egli stesso ebbe a dire dopo, lo fece per dargli animo, perchè in quel punto gli parve un’aura di morte investisse il povero colonnello.
Uscito dal cimiterio, il colonnello si accorse della sua compagnia essere successo quello che noi vediamo accadere ad una massa di neve flagellata dal vento, di cui i bioccoli, si sparpagliano da per tutto un po’; il Chiassi, non potendo più condurre da capitano, combatte da soldato; di un tratto traballa e cade: Curio e Filippo gli si mettono attorno: entrambi inginocchiati si chinano sopra la faccia di lui; egli non disse motto: li guardò, ora l’uno, ora l’altro, quasi per riconoscerli, e spirò.
Nobilissima creatura fu il Chiassi; di costumi austero, rigido nei giudizii; alto di forma e segaligno: pallido e di capelli già grigi, comecchè appena sopra la soglia della virilità; parlatore scarso, per non dire avaro: gli occhi colore di vetro e soprammodo lucidi; in massima parte essi gli tenevano luogo di lingua: se udiva cosa la quale gli paresse o indecente, o strana, o trista, guardava cui l’avesse profferita, e così pure costumava dove gli accadesse intenderne altra o arguta, o magnanima: diversi, e quanto, cotesti sguardi! E non di manco nò i primi corrucciati, nè i secondi blandi;