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capitolo xi. | 155 |
il nemico verso le 5, cessato di un tratto il fuoco, fece supporre a taluno che egli cessasse l’assalto. In questo intervallo gli austriaci con avvisato consiglio tentavano girare la diritta degli italiani scendendo alla Pieve, e quindi percoterli di fianco e alle spalle, ma trovate le gole difese, non che visto il 90 reggimento in punto di rinforzare i posti, si ritrasse, e, raccolte tutte le sue forze in Val di Conzei, verso le 7 del mattino riprese a menare le mani.
Gli italiani respinti duramente sulla destra, lasciando i posti avanzati di Enguiso e di Lensumo, si ripiegano a Locca: qui sostano, ed essendo giunte da Bezzecca milizie fresche e due pezzi da campagna a rincalzarli, deliberano di sostenersi con tutti i nervi; gli austriaci sopraggiungono, e danno dentro; invano però, che a volta loro ributtati andarono indietro fino ad Enguiso. Tuttavia la destra rimaneva sempre scoperta, ed i pochi del 2° battaglione scampati alla sconfitta nè in numero ormai, ne per prestanza capaci a resistere; bene il generale Haug provvide a mandare soccorsi di gente quanta più potè, ma non fece frutto, massime priva, come si trovava, di artiglieria, mentre l’austriaco spinse in diligenza da cotesta parte la batteria dei razzi alla Congreève, la quale oggi piglia nome di racchette. In tanto repentaglio l’Haug spedisce a Tiarno al comandante supremo per avvisarlo essere la resistenza impossibile, a destra tracollare