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significava la via aperta per Riva, il nemico impedito di trapassare dalla valle dei Conzei a quella di Ledro, congiunzione assicurata dei nostri corpi di milizia operanti nella valle di Acne; dove, se per ventura si fossero impadroniti di Lardaro, avrebbero avuto il sentiero sgombro per Roveredo e per Trento, finale punto obiettivo del Garibaldi. Se all’opposto l’austriaco occupava Bezzecca, egli avrebbe potuto tagliar fuori dal grosso dell’esercito i corpi italiani incamminati verso il lago di Ledro; respingere il centro nelle strette di Ampola, e, cacciatosi come un cuneo nel mezzo, minacciare di fianco i nostri corpi, divisi nella valle di Ledro e nella valle dei Conzei.

Oltre il naturale talento, persuadeva il Garibaldi ad operare celerissimo, l’avviso portatogli da esploratori segreti nella mattinata del 20 di luglio: oltre ottomila austriaci, muniti con due batterie di cannoni da campagna ed una di racchette, condotti dal generale Kuhn, scendere a gran passi giù per la valle dei Conzei, onde cogliere alla sprovvista il generale Haug ed abbatterlo innanzi che si raccogliesse alle difese, imperciocchè uomini intendenti testimonino come il generale Haug in cotesta occasione avesse sparpagliato un po’ troppo le sue forze sui colli. Difficile accertare quante per lo appunto le milizie nostre e le posizioni prese; circa a numero basti saperne questo, che se non erano