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capitolo xi. | 149 |
E poicliè nelle guerre può dirsi che niente fu fatto se non si fece tutto, così il Garibaldi, appena espugnata Ampola, la quale non fu (come aiferma il Rustow amico agresto, seppure non si ha da tenere addirittura per nemico delle glorie italiane) impresa di poche ore, bensì resisteva valorosamente interi tre giorni; concepì il disegno di ridurre in potestà sua Bezzecca.
Chi da Ampola muova per Bezzecca, sale sempre sentieri montani ora più, ora meno, ma sempre angusti, e dopo un miglio e mezzo arriva a certa vallicella chiamata dei Laghetti, proseguendo per la quale ecco s’incontrano, dopo breve cammino, due villaggi distanti fra loro non bene un miglio; il primo appellano Tiarno di sotto; il secondo Tiarno di sopra: ora se pigli la strada di Tiarno di sotto e vai innanzi altre due miglia ti si parerà davanti Bezzecca.
Considerano a ragione Bezzecca punto capitalissimo in cotesta contrada, per trovarsi in mezzo alle valli dei Conzei e di Ledro; di cui la prima gli rimane a manca, la seconda a destra: nella valle dei Conzei giacciono tre villaggi: Locca, Enguiso e Lensumo, e nella valle di Ledro le terre di Pieve, Mezzolago, e per ultimo Riva sopra il lago di Garda, luogo che intendeva espugnare il Garibaldi, o, come si dice in termine militare, suo punto obiettivo. La occupazione di Bezzecca per gli italiani