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capitolo xi. 143


rovesciato un acquazzone di piombo e di fuoco sopra Ampola... Aspettati da un momento all’altro alla ripresa delle armi.

Appena egli ebbe finito di favellare, che ecco ricomincia lo strepito dei mosclietti e dei cannoni, continua incessante. L’Alasia, ricaricato il suo pezzo, come tratto fuori di se dalla ansietà, andava gridando:

— Qua, figliuoli, qua; datemi una mano a muovere il cannone; bisogna cucire i nostri amici tedeschi a filo doppio, di sotto e di sopra.

Corsero cento; il cannone fu tratto con maravigliosa prestezza sopra la strada; spara; ma al punto stesso una scarica di artiglieria scopa dalla strada cotesti animosi; rimasero morti sull’atto l’Alasia e il sergente, ed ahimè! come lacerati! Quaranta altri, qual più qual meno, feriti; la terra diventò di un tratto vermiglia, come quando nella processione del Corpus Domini ci spargono sopra la fiorata di rosolacci.

Commossi dagli urli di dolore, Curio e Filippo, non si potendo reggere, lanciaronsi al soccorso dei compagni. Il Fandibuoni non solo non si mosse, ma vie più. si rannicchiò dietro al cantone. Curio si curvò, prese con ambe le sue la mano dell’Alasia e lo tirò a se come per metterlo seduto.... non lo avesse mai fatto! che le ferite strizzate gittarono tante fontanelle di sangue, e la faccia non anco