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142 | il secolo che muore |
— Non s’inquieti, signor sergente, che io non intendo punto parlare di lei, bensì di Filippo Macedone, padre di Alessandro Magno, col quale probabilmente ella non avrà parentela alcuna ne per linea retta, ne per trasversale.
— Di fatti, non credo esser parente di cotesti signori.
— O lo vede? Filippo dunque, sentendo celebrare come inespugnabile la rocca dell’Acrocorinto, domandò se ci fosse strada bastante per farci entrare un asino, ed avutane risposta affermativa disse:
— Dove entra un asino, non dovrebbe entrare un re? — Invero ei lo prese, perchè con le sue parole volle alludere alle sacchette di oro cavato dalle miniere di Tracia, che egli ci fece portare da un asino per corrompere il comandante. Il Garibaldi non domanda se nelle fortezze dell’Austria ci entri un asino, bonsl il sole, e se il sole ci entra, intende entrarci anco lui. I volontari si arrampicano con le mani e co’ piedi; ficcano chiodi o pioli; con le ginocchia stringono una scheggia, con le mani calano le corde, tirano su di un tratto a un segno dato: per essi un metro di spianata è piazza di arme; basta ci capisca il carretto, perchè si attentino a montarci la batteria. Il Generale dal dizionario dei volontari ha cancellato la parola impossibile! Già essi hanno occupato la spianata, che hai notato anche tu, munita di artiglierie, di lì hanno