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avrebbe potuto figurare meglio del Giuda di Lionardo; ma se gli occhiali lo salvarono da rassomigliare Giuda per di fuori, non così per di dentro, dove senza occhiali o con gli occhiali Giuda ei sempre fu, nato e sputato. Di più Curio si risovvenne come sovente costui con diversi amminicoli gli levasse di sotto assai quattrinelli, che non gli aveva mai reso; peggio poi, lo aizzasse a commettere qualche gherminella di cui egli si pigliava il vantaggio, lasciandolo nelle peste, se pure non comperava la propria impunità col fargli la spia; breve, un di quei funghi che nascono spontanei nei cortili della galera a vita. Ma la gioventù non cura o volentieri perdona; ed i compagni della fanciullezza ritengono in sè qualche cosa della religione dei primi anni, la quale fa sì che ci tornano cari spesso, disgradevoli mai.

— O come va che mi sei uscito ufficiale? disse Curio:

Marte per qual ventura od accidente
Gittò la réte e ti pescò tenente?

— Che accidente? Virtù di penna e valentia di spada.

— Spada! O se di petto a te un lepre si giudicava Achille in persona.

— Già lepre non fui mai, bensì pubblicista e deputato; e poi non son qual fui, morì di me gran parte, della pera mondata è rimasto...