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128 il secolo che muore


Se vi siete mai provati a gettare un sasso in un bugno, avrete veduto le api prorompere tutte in folla ronzando. Lo stesso accadeva lassù. Si vedevano scaturire austraci dalla chiesa, fitti e serrati, voltare a destra e a mancina e correre su per la montagna. Allora non più un solo, ma tutti i pezzi piantati sopra la strada cominciarono a fulminare granate addosso ai fuggenti. Parevano cannoncini di legno, tanta era la rapidità con la quale si voltavano ora da una parte, ora da un’altra. Ogni colpo andava nel bel mezzo ai gruppi dei nemici, come se un demonio raddrizzasse e guidasse per la strada le granate e le palle. Io potrei giurare che non ci fu un tiro solo sprecato.

«Intanto che facevamo le nostre congratulazioni al caporale, sentimmo a qualche distanza un colpo di fuoco e il fischio di una palla. Di li a mezzo minuto un altro colpo e un altro fischio e poi un terzo ancora. «Ah! Ah! (disse il caporale) io l’ho bell’e visto: ci è lassù un tirolese, che ha una eccellente carabina; ma forse il mio cannone va più lontano di lui.» E una quarta palla di carabina venne a percuotere nella mota dell’affusto. Il caporale con aria sbadata puntò il suo strumento, e mentre noi ci scostavamo per iscoprire l’effetto, partì la botta e si vide un gran rimescolio di terra e sassi, appunto là dove il tedesco tirava. Non si senti più nulla; la medicina aveva operato.»