Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
124 | il secolo che muore |
fu possibile mantenersi lassù; costretti a salvarsi, tracollarono giù a corpo perso: infuriava sopra la testa loro una paurosa grandine di palle; alcune di queste, rimbalzando dalle pareti del monte o dai massi del fiume, ferivano orizzontalmente, o di sotto in su: come pesci guizzavano su le acque; come vipere sibilavano per l’aria. Il fiume avaro esigeva pel ritorno maggiore pedaggio di affogati che per l’andata: non ci fu penuria di casi pietosissimi: amici che non vollero abbandonare amici, tuttochè spiranti o morti si fossero; e surti appena alla opposta riva del fiume, percossi da una medesima palla, sparivano nelle onde rovinose. Due fratelli, l’uno dell’altro innamorati, non ebbero altro conforto che annegare abbracciati. Più oltre il buon maggiore Lombardi, salito su di un argine, mentre con voce e con cenni anima i suoi a tenere il piè fermo, rotto nel cuore da palla tirolese, tombola annaspando con le mani e muore senza dire un fiato. Tale il destino della guerra; ma perire così senza costrutto, per colpa di un grullo, è amaro. Per funebre elogio al maggiore Lombardi basti dire che fu di Brescia; ella madre degna di tanto figlio; egli di tale e tanta madre degnissimo.
Trovando questi mal condotti chiusa allo scampo ogni via, tutti quelli che non valsero a traghettare per la seconda volta il fiume si arresero a