Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
122 | il secolo che muore |
secondo Dazzolino, il quale presenta una torre con sei grossi cannoni, che guarda la valle delle Giudicarie: il terzo finalmente, nominato Larino, è un ammasso di rocce per altezza formidabile a ponente dell’Adana, donde vigilano la difesa del ponte di Cimego. Fra i monti Fustac e Cecina il forte Ampola chiude la valle; il forte Teodosio sorge nel mezzo della valle di Ledro, sulla via postale che mena a Riva, anche egli munito di gallerie e feritoie, scavate nella roccia, per bersagliare al coperto.
Il generale Garibaldi, nello intento di venire a capo della impresa, inviava gente, la quale, riuscendo dalla parte del monte Nota e di Lamone in val di Ledro, girasse la posizione; ma gli austriaci, accortisi del concetto del Garibaldi, con molta mano di soldati condotti dal generale Kaim assaltano con subite mosse i garibaldini su tutta la linea. Nella notte dal 15 al 16 luglio i cacciatori tirolesi presero a fulminare i nostri da Rocca Pagana e dalle alture di Storo, pur troppo con jattura inestimabile a cagione dell’eccellenza delle armi, altre volte avvertita. Un’altra colonna austriaca non meno gagliarda della prima si industriava avviluppare la sinistra dei volontari fra Condino e Cimego.
I garibaldini, sempre pari a se stessi, si arrampicano su per le schegge delle pendici a fine di sloggiarne il nemico che riparato, a man salva