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116 | il secolo che muore |
corpo perso per la ghiacciaia soprastante alla posizione del Diroccamento; noi con le mani chiudemmo gli occhi; quando gli riaprimmo mirammo il capitano balzare in piedi, che era giunto in fondo co’ calzoni in brandelli, ma col corpo intero, e l’anima ancor più: impugnato il revolver, si slancia dentro la grotta con gran voce esclamando: Giù le armi, o siete morti tutti! — Era solo: una cinquantina dei suoi compagni, vergognando di abbandonarlo, e tratti fuori di sè dallo esempio eroico, giù anch’essi a mo’ di muffli dalla ghiacciaia per sovvenirlo. Come Dio volle giunsero prima che gli austriaci, rinvenendo dallo sbalordimento, gli sparassero addosso. Dalla parte opposta i nostri, espugnate le difese della imboccatura, penetrano a volta loro nella cantoniera; il nemico, preso in mezzo a due fuochi, chiede ed ottiene quartiere. Di più non potemmo fare; abbiamo combattuto venti ore senza prendere fiato, e ci fu gloria avere conseguito in un giorno solo quello che cinquemila uomini in due mesi di travaglio non poterono ottenere; e gloria anco maggiore ci fu mostrare al mondo come pochi cittadini sappiano difendere il proprio paese più e meglio delle milizie stanziali, schianta famiglie, scudo di cartone in guerra, grandine di manette di ferro in pace.
Filippo, udendo queste notizie, tutto esaltato proruppe, levato il bicchiere colmo: