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capitolo xi. 103


sarai accorto come la monarchia savoiarda, o chi fa per essa, pretenda, a tenore dei suoi vantaggi, che in meno di un anno ora siamo mastini ed ora conigli; ora tagliamo l’orecchio a Malco, ed ora, toccato lo schiaffo, porgiamo la guancia al secondo; increduli a un punto e superstiziosi, persecutori e intolleranti, divoratori e idolatri dei preti; ora ci aizza a lacerarci col ferro, col fuoco e perfino coi morsi; quando poi le fosse piene di morti fumano sangue, impone che traverso cotesta nebbia cerchiamo a tastoni la mano del nemico e la stringiamo come se di fratello. Quel Claudio, che fece nella mattinata ammazzare a legnate la moglie Messalina, e poi mandava la sera ad invitarla a cena, di petto al nostro governo è Salomone. L’Austria non fu larga mai, pure si legge come alla famiglia del Hofer donasse trentamila fiorini, cinquecento alla moglie e dugento per ognuna delle quattro figliuole, di pensione annua; al figlio Giovanni comperò un grosso podere e lo commise alle cure del consigliere di Stato Kugelmayer, onde, come figliuolo, lo allevasse e istruisse. Tu sai la monarchia savoina in qual modo ricompensasse la famiglia del Micca, che si consacrò alla morte per la salvezza di lei? Due razioni di pane; si dà di più ai cani! E al Garibaldi, come si mostrò olla grata? Il Garibaldi le donò due corone, e sovente penuriò di pane; ma che non gli