tere molto, ed io da me ci ho meditato assai. Curio, quante volte ti disponi ad azioni generose, guidati co’ palpiti del cuore unicamente, e con ambedue lo mani chiudi gli occhi alla tua ragione, o torna a casa. Noi o agita un genio, o strascina il fato, e se così non fosse, te lo paleso aperto, non saprei trovare la causa che ci spinge a morire in mezzo a questi orrori. Nota qui: tu hai detto che lo imperatore di Austria donò i tirolesi di carabine atte ad uccidere da lontano; or che penserai del nostro governo, il quale non ci ha provvisto di schioppi neanche capaci per nuocere al nemico da vicino? Rammenta che a quei di Bormio il governo si rifiutò a dare armi pei loro danari. Perchè i tirolesi muterebbero padrone? Perchè si daranno alla monarchia piemontese? Forse perchè questa li butti per giunta sulla bilancia ad aggiustare i pesi, come adoperò con Nizza? A che giova farla padrona delle Alpi Carniche? Forse perchè le getti via come adoperò delle Cozie? Certo l’Austria non fu larga mai, ma per pigliare ai tirolesi si mostrò sempre parca; e tu sai che la generosità dei principi consiste nel lasciarti la camicia, o nel non torre, come insegnò l’Alfieri. L’Austria, dopo aizzati i popoli a levarsi contro il padrone, non li consegnò legati per rinfresco, quando fece la pace; molto meno punì con le morti e con le carceri le passioni che aveva ella medesima eccitato, quando cessò il bisogno. Ora ti