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capitolo i. 65


ad un pulito e rabbrividiva, imperciocchè davvero il corpo di lui rappresentasse una truce buffoneria; veduto di profilo pareva una figura composta di tre sette: dal cucuzzolo del suo zuccone scendeva una linea inclinata sopra la fronte, ed un’altra dal cucuzzolo fino alla nuca; questo il primo sette: dalla collottola giù per le spalle chine in avanti partendosi un’altra linea terminava all’osso sacro, donde ripiegandosi lungo le cosce toccava il ginocchio; e questo il secondo sette: il terzo sette composto dalla medesima linea delle cosce e da quella delle gambe arrembate, fino al tallone: costumava inoltre portare le braccia a guisa di manichi di brocche, e le mani nascoste o in tasca dei calzoni, o nella cintura, che aveva

Dita e man dolcemente grosse e corte


come quelle dell’innamorata del Berni. I piedi, zoccoli veri di animale solipede, onde, o perchè male ci si reggesse sopra, o per qual’altra causa, saltellava sempre: vera scimmia affricana, e di scimmia egli mostrava altresì la faccia gialla come lardo invietito, grinzosa e scura sotto gli occhi grigi. Come i pensieri sotto, così i capelli sopra cotesto cranio rari, scarmigliati, bianchi e neri come sa avessero lite fra loro: camuso il naso, di cui le narici, o piuttosto froge, si dilatavano e si crispavano, unico segno in lui di sensibilità: si sarebbe detto che il cuore, accortosi della sua inutilità in cotesto corpo, avesse depositato la facoltà