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62 | il secolo che muore |
settantrè e un quarto per cento. Procurò altresì che sopra la lapide, che le pose con lunga diceria, si dichiarassero le virtù della morta e quelle di lui vivo, e il pianto inconsolabile e lo affetto imperituro, con tutte le altre ciurmerle, le quali generarono il proverbio: «Bugiardo come una lapide.» Tuttavia volendo mettere d’accordo l’epitaffio lungo e la spesa, ci adoperò una lastra sottile di marmo ravaccione di Serravezza, spendendoci in tutto lira novantatrè, e non so che soidi.
Due cose sopra ogni altra nequizia inspiravano paura nel pravo talento di Omobono, ed erano questo: sgraffiato una volta dal pettine della polizia correzionale, ei procedeva a mo’ del cane, il quale scottato dall’acqua calda temo la fredda; quindi al di là degli articoli del codice egli guardava con lo struggimento dei nostri primi padri, quando, espulsi dal Paradiso terrestre, oltre i suoi muri contemplavano il frutto probito; ed Omobono di cotesti frutti non poteva astenersi, nò voleva, comecchè di lasciarci il pelo aborriva: allora attese a istituire intorno a se un semenzaio di giovanotti di belle speranze, destinati a svilupparsi nella pienezza del furfante; questi con amore coltivava, forniva di danaro; perchè mano a mano in ogni maniera di vizi s’impantanassero; noviziato iniquissimo di corruttela: nel medesimo tempo Omobono per via di ambagi, e come di mezzo ad una nebbia, gli ammaestrava nella in-