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56 il secolo che muore


si compenetrino, mercè un’aura di pensiero, che muove da una, parte e dall’altra. Basta; comunque la cosa accada, non si potrebbe negare come due creature s’intendano, e conversino insieme senza significare con parole gli interni concetti.

Difatti le menti di Orazio e di Marcello stavano in quel momento appuntate in Omobono Compagni, padre d’Isabella, il quale, secondo il presagio che un dì si ebbe a fare Orazio, ora riuscito alla prova cattivo a farina e peggio a pane.

Sarebbe spietà e travaglio pretto dell’anima cliiarire come le subitanee conversioni dei tristi occorrano tanto frequenti nei desiderii e nelle immaginazioni degli scrittori, quanto rade nel mondo reale: non impugno qualche caso di convertito sul serio: avis rara, ma però tanto straordinario, tanto pericoloso, tanto incerto, che di tratto in tratto parmi lecito domandare a se stesso, se la carne valga il giunco.

Poniamo da parte se l’uomo obbedisca a propensioni naturali; io credo di sì; certo è poi che un abito morale formato da diuturne meditazioni, da propositi continui o da pratiche giornaliere talmente ti si converte in natura, che tu non potrai spogliarlo senza che ne venga via anche il pezzo.

Cedendo all’impeto di una spinta violenta, il cuore dell’uomo al pari dell’ago calamitato devia dal suo polo, ma poi e cuore ed ego lasciati a sè stessi