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46 il secolo che muore


da prima finge ignorare, informato nega; quando non può più negare attenua, o scusa: il paese, che dovrebbe rimescolarsi, ode, stira le braccia e sbadiglia; la notizia di cotesto infamie è cascata nel paese come un sasso dentro la mota; ha levato qualche sprazzo, poi silenzio; ovvero segno unico di vita il consueto gracidare dei ranocchi.

Al magistrato, che piglia nome di difensore della legge, se mai avvenga che la coscienza dei giudici giurati salvi il collo del prevenuto dalla corda, pare che tu abbia rubato l’orologio di tasca; mentre un’altra volta, dove ci trovi il suo conto o il superiore glielo comandi, ed anco non glielo comandi, ma egli presenta che gli fia accetto, sigillerà il sepolcro, e negherà e potrà negare che sì scoperchi a raccontare il delitto! Anche ai magistrati preme la unità delle leggi, come agli uomini di Stato piace la unità politica, quindi si studiano estendere la corda alla universa Italia, e ciò perchè a questo modo costuma presso la gente egemonica, ed è assurdo pretendere che questa gente dabbene, ormai usata alla corda, allunghi il passo per mettersi in riga co’ popoli più civili di lei, bensì questi devono dare indietro per aspettarla a srugginirsi: finchè ciò non avvenga, si feliciti l’Italla anco nella unità della corda.

La magistratura si loda non per quello ch’è, sibbene per quello che dovrebbe essere; se vi hanno giudici buoni (e ve ne hanno) non rileva, perchè