pur sempre la morte del presente è la cosa. La repubblica offre qualche cosa di concreto sopra la quale tu puoi mettere la mano, mentre la distruzione non ha forma, benchè disformi quanto le si para davanti. Ed io qui dissento da quanto mi sembra affermato da Giuseppe Mazzini, il quale giudica che i passati rivolgimenti non attecchissero in Italia, perchè i fattori di quelli o non avessero, o non sapessero mettere in pratica un concetto di reggimento nuovo non solo per ciò che appartiene alla politica, ma si anche agli ordini del vivere sociale. Con la reverenza che si deve a tanto e a tale uomo, a me pare che cotesti rivolgimenti non allignassero, perchè non accaddero per unica virtù di popolo: se mi sia lecito usare linguaggio mercantile, in negozio che seppe tanto del mercante, essi furono fatti in conto a metà con la monarchia; onde come per ordinario avviene nelle società, ognuno dei soci vantando avessero messo la maggiore porzione pretendeva pigliare tutto per se; e a diritto, perchè i benefìzi delle rivoluzioni non sono di quelli che possano spartirsi fra monarchia e democrazia. Ancora, chi può dire prima della tempesta quello che egli opererà dopo? Quali elementi gli avanzeranno? E come vorranno essere foggiati? Pericoloso poi è proporre generalità, però che comprendendo esse o troppo o troppo poco, quando si arriva a specificarle a modo di cui le propose generano sempre perplessità ed