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questo? Perchè, ammoniva un giorno certo mio collega nella legislatura italiana, la libertà di coscienza essendo cosa di Statuto, bisogna andar cauti a metterci le mani sopra, per paura che i servili onnipotenti adesso non ce lo riformino tutto in peggio. Dunque non faremo, nè possiamo fare noi. Il collega ha ragione: fermi pertanto per timore di peggio. E la monarchia non può volere la educazione, che scalza il principio di autorità, il quale, o sia clericale, o secolare, in fondo è un principio solo: che se adesso questi due principii si trovano in iscrezio, andate franchi a credere che essi sentono entrambi la necessità di accordarsi, e si accorderanno: ponete mente al caso di Forlì: colà il municipio aboliva nelle scuole elementari pubbliche lo insegnamento religioso; ma il Governo si spaventa dello scandalo, e vuole che lo Stato convertito in sagrestano educhi la gioventù nella dottrina del cardinale Bellarmino per ammannire l’intelletto delle nuove generazioni a ricevere il seme dell’odierno Concilio Vaticano. La monarchia per propria natura e per istinto di conservazione non può procedere amica alla libera dottrina, per la ragione che questa per propria natura non può essere amica a lei. Che giova agguindolare? Tempo perso: il gioco è scoperto. Chiesa e monarchia, delle scienze amano quelle le quali giovano a loro; le altre, che non le danneggiano, sopportano; aborrono quello che pre-