la materia: se egli consacrava i re, se questi gli si prostravano dinanzi, gli è chiaro ch’egli dovesse stare sopra di loro, ed essi in ginocchioni sempre davanti a lui. Al contrario il barbaro, bollendo, argomentava: o il prete che mi fa? Egli mi viene dietro per leccare il sangue grondante dalla mia accetta, e invece di pagarlo a me pretenderebbe che io lo pagassi a lui. Gli avevo concesso seguitarmi da lontano nelle battaglie perchè spogllasse i morti e mi desse mezze le spoglie, ed oggi le vuole tutte per sè. Di saccomanno ch’ei fu, adesso presume imporsi imperatore. Certo manda luce salutevole la fiaccola che tiene accesa il prete, ma per illuminare unicamente i passi suoi, sicchè quando ci siamo accostati a lui supplicandolo col suo invitatorio, onde ci accendesse la nostra candela, ci ha respinto gridando: «Che lumen de lumine? Addietro sciagurati; non sapete, che chi primo toccherà l’albero della scienza morrà; così ha detto il Signore.» E allora, soggiungeva il barbaro, o come vi mantenete in vita voi altri? Forse come noi non nascete, e come noi non morite? Roma dei Quiriti un dì ci conquistò con la spada, Roma dei Preti ci vorria forse conquistare con l’aspersorio? E bene; tenga per se la sua scienza il prete, a noi non fa mestieri raffazzonarci romani, bensì mantenerci barbari, cui la necessità ammaestra, secondochè porge la nostra natura: quindi si composero leggi proprie;