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capitolo ix. 339


stino di donna, che è quello di nascere, soifrire e morire.

— Quanto al nascere ci ho già consentito e quanto a morire quasi assicuro che a suo tempo ci acconsentirò, ma circa al soffrire io voglio avere le braccia libere. Pertanto, Ludovico, mettiamo le minaccie da parte, molto più perchè adesso che ci penso, quantunque io ti abbia detto che ti ammazzerei, potrebbe darsi benissimo che tu ammazzassi me.

Or via, ragioniamo; tu sei giovane onesto, almeno fin qui ti conobbi tale; però credo indovinare che qualche riguardo o impegno grosso ti faccia impedimento a palesarmi la causa che ti muove ad agire come fai: però tu stesso devi conoscere che questo negozio così per aria non può stare: considera se ti convenga aprirtene con qualcheduno; già s’intende sotto sigillo di confessione e con promessa solenne di silenzio assoluto. Tu designa persona, la quale non dubito che per la sua onoratezza piacerà ad Eponina ed a me; tu la informerai e noi staremo a quanto- giudicherà, taciuti i motivi del suo giudizio; insomma basterà che ci dica: Ludovico ha ragione; noi allora piegheremo il capo alla sorte maligna, la quale pur troppo ne può più di noi.

— E tu accetti il partito? — chiese Ludovico ad Eponina.