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338 | il secolo che muore |
— Certo.... certo.... gusto non ce l’ho avuto.... ma non pigliartene pensiero; con un po’ di gargarismo spero uscirne.
— Bene, per ora addio, tornerò a parlarti, perchè parlarti mi bisogna, quando ti sarai rimesso in sesto.
— Accomodati come ti piace, ma per me se tu parlassi addirittura, l’avrei caro....
— Magari! e in due parole mi sbrigo. O perchè non ti sposi Eponina e poi senza tanti andirivieni ve ne tornate tutti e due a casa?
— Perchè non posso.
— O come non puoi? E chi ti tiene?
— Il debito di un uomo onorato, intendimi bene. Curio, m’impedisce sposare tua sorella, che ama quanto me stesso, mi divide dalla madre e dalla patria, a me, dopo Eponina, sopra ogni altra cosa dilette.
— Arzigogoli! Senti una cosa, Ludovico: o tu sposi Eponina, o io ti ammazzo.
— Ecco daccapo la bestia che ti piglia il sopravvento — disse Eponina — guardami e considera se ci può essere donna al mondo più dolorosa di me: il padre potrebbe consentire le mie nozze con Ludovico, e non vuole; Ludovico le vorrebbe, e non può; ne domando la ragione ad ambedue, ed ambedue me la negano, come se non ci andasse di mezzo l’anima mia, ed io accetto rassegnata il mio de-